mercoledì 26 settembre 2018

INFIAMMAZIONE DA RISCHIO TRAPIANTO DI CORNEA PER I PORTATORI DI LENTI A CONTATTO


La bruttissima foto che apre questo articolo vuole soltanto mostrare ai portatori di lenti a contatto incauti cosa può succedere alle proprie cornee. Infatti qualche giorno fa la CNN ha pubblicato uno studio che evidenzia come negli ultimi anni siano aumentati, in modo preoccupante, i casi di infezione della cornea (cheratite) dovuta al microorganismo Acanthamoeba.

ARTICOLO ORIGINALE CNN
https://edition.cnn.com/2018/09/21/health/contact-lenses-eye-infection-outbreak-uk-intl/index.html

La CNN cita una ricerca della University College London dove le statistiche indicano un numero triplicato di casi dal 2011 al 2014, nel sud dell'Inghilterra. L'infezione colpisce principalmente i portatori di lenti a contatto (85% dei casi) e deriva da una mancanza di igiene sia per le mani che nel lavaggio delle lenti stesse e dei loro contenitori.

Il microorganismo Acanthamoeba

 L'infezione da Acanthamoeba è abbastanza rara ma quando si verifica ha degli effetti devastanti, per un lungo periodo, sulla vita del paziente. Nel 70% dei casi la cura dura meno di 12 mesi mentre nel restante 30% è necessario più di un anno di trattamento. Nei portatori di lenti a contatto i casi più complicati richiedono una cura intorno ai 10 mesi con visite di controllo durante 38 mesi. Nei casi più gravi si registra una perdita permanente di visione fino al 75% ed un quarto di questi richiede un trapianto di cornea

In uno studio separato si è evidenziato come nei portatori di lenti a contatto il rischio di infezione si triplica a causa di una cattiva igiene. Le mani non vengono sempre adeguatamente lavate ed asciutte.

ARTICOLO ORIGINALE UNIVERSITY COLLEGE LONDON
https://www.ucl.ac.uk/news/news-articles/0918/210918-eye-infection-outbreak


La Acanthamoeba si trova solitamente nel terreno e nell'acqua, ad esempio in acqua calda e fredda, piscine, vasche idromassaggio e acqua di mare. In particolare alcuni comportamenti aumentano il rischio di infezione:
  • L'uso di acqua del rubinetto per pulire o conservare le lenti a contatto.
  • Avere una scarsa igiene delle lenti a contatto.
  • Uso scorretto delle soluzioni di disinfezione delle lenti.
  • Riutilizzo della soluzione di conservazione.
  • Non svuotare e asciugare completamente il contenitore delle lenti a contatto dopo l'uso. 
  • Conservare le lenti in acqua durante la notte.
  • Indossare lenti a contatto durante il nuoto o fare la doccia con queste. 
  • Maneggiare le lenti a contatto con le mani bagnate dall'acqua del rubinetto.

Quindi una buona prevenzione può essere fatta:
  • Assicurandosi di aver lavato e asciugato bene le mani prima di toccare le lenti. 
  • Togliere le lenti prima di dormire.
  • Non indossare le lenti a contatto facendo il bagno (vasca o doccia), o quando andando a nuotare in piscina o al mare.
Le lenti a contatto sono uno strumento molto utile ma vanno usate seguendo scrupolosamente le indicazioni dello specialista. 

ARTICOLO ORIGINALE THE EYE RESEARCH CHARITY
https://www.fightforsight.org.uk/about-the-eye/a-z-eye-conditions/acanthamoeba-keratitis/ 


Luca Ieri
Optometry Doctor - State University of Latvia
Esperto in tecniche visuo-posturali
Membro AID (Associazione Italiana Dislessia)

ATTENZIONE: si ricorda che all'interno degli articoli di questo Blog vengono usati termini e concetti semplificati per un pubblico non professionale e a scopo puramente divulgativo.

martedì 25 settembre 2018

COME USARE LA LACRIMA ARTIFICIALE


La lacrima artificiale non è un farmaco ma una sostanza che aumenta la resistenza della nostra lacrima all'evaporazione. La sostanza più efficace, e presente nel nostro corpo, è l'Acido Ialuronico. Al contrario colliri come quelli alla camomilla, alle erbe, ecc. peggiorano la situazione di seccheza oculare (vedi http://aulo-optometry.blogspot.com/2017/06/la-lacrimazione-puo-essere-segno-di.html).

Ma vediamo come si instilla una lacrima artificiale a differenza di un farmaco. Normalmente i colliri prescritti per curare delle malattie vengono instillati separando la palpebra inferiore dall'occhio e lasciando cadere il collirio in quello spazio.










 

Nel caso di lacrima artificiale in forma di collirio dovremo ottimizzare l'uso idratando solo la parte dell'occhio scoperta ed evitare l'effetto "caduta" della goccia che porta inevitabilmente a chiudere le palpebre, con una reazione involontaria e veloce. Questo provocherà l'espulsione della maggior parte del collirio. Vediamo quindi come fare (uno specchio vi faciliterà le cose):

inclinate leggermente la testa su un lato

 

Appoggiate il beccuccio del flaconcino nell'angolo formato fra la palpebra superiore e quella inferiore.



Premete leggermente il flaconcino fino a sentire il collirio che si spande sull'occhio. Ripete l'operazione sull'altro occhio inclinando la testa dalla parte opposta.



In questo modo sfrutterete al massimo le proprietà del collirio: userete solo la quantità necessaria solo nella parte esposta.

Nel caso di lacrima artificiale in forma di GEL seguirete invece il seguente metodo:
con la mano che non tiene il GEL staccate la palpebra dall'occhio, con una leggera trazione verso il basso.


Spandete, all'interno della palpebra, 3-4mm di GEL.


Lasciate la palpebra e sbattete un po

Quello che uscirà, nel caso abbiate usato troppo gel, lo potrete togliere con un fazzolettino tamponando leggermente le palpebre.

Naturalmente il gel essendo così denso, se usato prima di un'attività visiva, richiederà qualche minuto per recuperare una visione chiara. Ma sempre per la stessa densità garantirà una protezione più prolungata.

Luca Ieri
Optometry Doctor - State University of Latvia
Esperto in tecniche visuo-posturali
Membro AID (Associazione Italiana Dislessia)

ATTENZIONE: si ricorda che all'interno degli articoli di questo Blog vengono usati termini e concetti semplificati per un pubblico non professionale e a scopo puramente divulgativo.

lunedì 3 settembre 2018

FINO A CHE ETA' SI PUO TRATTARE L'OCCHIO PIGRO? E COME?

Occlusione (tappino) per piccoli e adulti? 


Molti studi, fra i quali quello di Polat (Polat, U., Ma-Naim, T., Belkin, M., & Sagi, D. 2004) hanno dimostrato da tempo che stimolazioni visuo-percettive riescono a migliorare la funzionalità del sistema visivo anche in età adulta. Inoltre nuovi strumenti messi a disposizione dalla tecnologia ci permettono la preparazione di esercizi sempre più personalizzati e la possibilità di parametrizzare i risultati in modo chiaro e semplice da valutare.


Vedere non è soltanto ricomporre, come in un mosaico, le immagini che entrano nell'occhio dentro al cervello. Si tratta di un processo complesso che coinvolge molte delle attività del nostro sistema nervoso. Attività di codifica, di memorizzazione, di coordinamento motorio, usando la vista per mantenre l'equilibrio, muovere il nostro corpo in base a quello che vogliamo fare, ecc.

E' proprio grazie all'integrazione di questi stimoli che l'Allenamento Visivo (Visual Training) ha fatto passi da gigante negli ultimi anni. Ed è quello che facciamo con tecniche di apprendimento percettivo ed organizzazione visuo-motoria. Ma l'allenamento degli adulti è solo l'inizio di una nuova prospettiva che amplia i propri confini anche verso i bambini. Lo studio nasce infatti su bambini dove non era stato possibile usare l'occlusione (tappino) o dove questa non aveva dato risultati.

Il vostro bambino non sopporta il tappino, per il suo occhio pigro? O dopo averlo portato per anni i risultati non sono quelli sperati?


Polat, qualche anno dopo (Uri Polat, Tova Ma-Naim, Abraham Spierer 2009), pubblica un articolo dove espone i risultati della sua ricerca indirizzata ad applicare le stesse tecniche nate per gli adulti a bambini nei quali non era stata posibile l'applicazione dell'occlusione (tappino) o dove nonostante l'uso i risultati non erano quelli sperati.

Ovvimente non tutte le riduzioni di visione (ambliopia) sono uguali ed hanno le stesse possibilità di recupero. Strabismo, astigmatismo elevato, miopia elevata e ipermetropia elevata hanno risposte diverse alla ginnastica visiva ma rimane il fatto che una stimolazione diversa dalle tradizionali, potenzia enormemente l'effetto rieducativo. 

Spiega Polat che alla base del trattamento c'è stato l'uso di videogiochi che riescono a mantenere a lungo una forte attenzione da parte dei bambini ed è richiesta un'intensa attività visuo-motoria. Nei risultati si è registrato non solo un miglioramento dell'acuità visiva ma anche un importante incremento della sensibilità al contrasto. Quest'ultimo dato indica non solo il miglioramento del riconoscimento delle lettere ad alto contrasto (come avviene nei normali controlli visivi) ma anche di un aumento della sensibilità nella visione a basso contrasto che rappresenta una condizione più reale.


La sensibilità al contrasto è un esame migliore per valutare il funzionamento nel mondo reale rispetto all'acuità visiva ad alto contrasto. La mancata verifica della sensibilità al contrasto può lasciare un paziente con un'acuità visiva solo moderata, con una perdita di questa di fronte a problemi visivi quotidiani non riconosciuti, nel mondo reale, che è sicuramente a basso contrasto.

Polat ritiene, in concordanza con altri studi (Huang et al., 2008; Polat, 2008; Polat et al., 2004; Zhou et al., 2006), che l'efficacia del trattamento, con risvolti anche a livello binoculare, dipenda dal fatto che si tratta di attività molto dinamiche mentre il trattamentocon l'occlusione rimane statico.

Lo svantaggio, invece, di questa tecnica di trattamento è che richiede una partecipazione attiva del bambino ed una capacità di concentrazione, seppur minima. Oltre a questo anche il tempo richiesto di attività in studio può risultare problematico, per i sempre maggiori impegni a cui sono sottoposti i bambini oggi.


Ma come dicevo la tecnologia ci viene in aiuto. Oggi abbiamo a disposizione piattaforme in internet che ci permettono di preparare esercizi che verranno eseguiti comodamente a casa con un semplice computer collegato alla rete.

Per concludere quindi possiamo tranquillamente affermare che il fattore età da solo non può determinare la possibilità o no di recupero di migliori funzioni visive. E' fondamentale verificare con una completa analisi visiva le condizioni del sistema visivo e le potenzialità di reupero grazie ad un programma personalizzato. Tutto ciò non sostituisce ma integra il trattamento medico-oculistico ed ortottico nel caso siano necessari.

Bibliografia
- Huang, C. B., Zhou, Y., & Lu, Z. L. (2008). Broad bandwidth of perceptual learning in the visual system of adults with anisometropic amblyopia. Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 105(10), 4068–4073.
- Polat U., Ma-Naim T., Belkin M., & Sagi D. (2004). Improving vision in adult amblyopia by perceptual learning. Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, 101(17), 6692–6697.
- Polat, U. (2008). Restoration of underdeveloped cortical functions: Evidence from treatm
- Uri Polat, Tova Ma-Naim, Abraham Spierer (2009) Treatment of children with amblyopia by perceptual learning. Goldschleger Eye Research Institute, Tel-Aviv University, Sheba Medical Center, 52621 Tel Hashomer, Israel. Vision Research 49 (2009) 2599–2603. 
- Zhou, Y., Huang, C., Xu, P., Tao, L., Qiu, Z., Li, X., et al. (2006). Perceptual learning improves contrast sensitivity and visual acuity in adults with anisometropic amblyopia. Vision Research, 46(5), 739–750. 

Luca Ieri
Optometry Doctor - State University of Latvia
Esperto in tecniche visuo-posturali
Membro AID (Associazione Italiana Dislessia) 

ATTENZIONE: si ricorda che all'interno degli articoli di questo Blog vengono usati termini e concetti semplificati per un pubblico non professionale e a scopo puramente divulgativo.

LE LENTI BLU PROTEGGONO REALMENTE, DA PROBLEMI DI VARIO TIPO, GLI OCCHI?

La questione sull'affaticamento, o perfino danni legati all'uso di computer e sistemi elettronici in generale, è molto dibattuto. Ne...