venerdì 1 aprile 2022

AMBLIOPIA (OCCHIO PIGRO): STORIA E NUOVE STRATEGIE DI TRATTAMENTO


UN PO DI STORIA E NUOVE PROSPETTIVE
Da tempo il trattamento dell'ambliopia (occhio pigro) ha registrato un cambio radicale abbandonando gradualmente l'uso dell'occlusione dell'occhio buono che, seppur stimolando l'occhio pigro, può provocare problemi futuri, come la perdita del possibile recupero della collaborazione fra i due occhi, senza garantire la permanenza dei risultati acquisiti durante il trattamento stesso.


Già nel 1722 Saint Yves descrisse, nella sua pubblicazione ristampata ad Amsterdam nel 1736 l'occlusione dell'occhio dominante per promuovere l'uso dell'occhio strabico. Buffon nel 1743 raccomandava l'occlusione dell'occhio buono per raddrizzare quello strabico. Erasmus Darwin (1),·nonno di Charles Darwin, ha fornito un resoconto molto più completo del trattamento dello strabismo "Se lo strabismo non è stato confermato da molto tempo, e un occhio non è molto peggiore dell'altro, un pezzo di garza tesa su un cerchio di osso di balena, per coprire l'occhio migliore in modo tale da ridurre la nitidezza della vista di questo occhio a un grado di imperfezione simile all'altro, dovrebbe essere indossato alcune ore ogni giorno. 

Oppure l'occhio migliore dovrebbe essere completamente oscurato da una tazza di latta ricoperta di seta nera per alcune ore al giorno, per cui l'occhio migliore sarà gradualmente indebolito dalla mancanza di uso e l'occhio peggiore sarà gradualmente rafforzato usandolo. Coprire un occhio affetto da questo problema nei bambini per settimane è molto suscettibile di produrre strabismo...".

E' interessante notare come già nel XVIII secolo si parlava di "penalizzazione", la tecnica che non oscura totalmente l'occhio buono ma ne riduce drasticamente la qualità visiva portandolo a livello di quello pigro, e che era già chiaro che l'occlusione poteva far scatenare uno strabismo, se non fosse già presente. La "penalizzazione" che per Darwin consisteva in una garza, è divenuta poi anche farmacologica, con l'uso di un farmaco che blocca l'accomodazione e dilata la pupilla (atropina).

David H. Hubel e Torsten N. Wiesel mentre festeggiano il Nobel per la Medicina nel 1981.

Fu il lavoro di Hubel e Wiesel (2) nei primi anni '60 a gettare le basi per nuovi concetti riguardanti lo sviluppo della vista nei primi anni di vita. I loro studi permisero dei cambiamenti radicali nella conoscenza del processo visivo-corticale e conseguentemente approccio diagnostico e terapeutico delle alterazioni funzionali come l'Ambliopia.

Dalla prestigiosa rivista "Eye Movements, Strabismus, Amblyopia and Neuro-ophthalmology" arrivano interessanti risultati sulla ricerca (3) relativa all'approccio del trattamento dell'Occhio Pigro (ambliope) che tendono a superare l'ormai datata occlusione (tappo sull'occhio che vede bene).

Nello specifico si sono valutate le risposte di fissazione e dei movimenti saccadici, anche dell'occhio non ambliope, che risultano peggiorare nel caso di trattamento che esclude una visione binoculare. Questo si aggiunge, nel caso di strabismi, ad un possibile aumento della deviazione provocato proprio dal trattamento dell'occhio pigro con l'occlusione. 

I risultati dimostrano che la visione e la stimolazione dell'occhio ambliope da solo riducono la fissazione dello stesso occhio, e la precisione dei suoi movimenti saccadici (i movimenti che usiamo saltando da un oggetto all'altro o da una parola all'altra nella lettura), e questo pregiudica anche il risultato finale dello stesso trattamento di riabilitazione. 


Anche la rivista di medicina "Dica33" affronta l'argomento pubblicando i risultati di una ricerca (4), da poco uscita sulla rivista "Journal of the American Association for Pediatric Ophthalmology and Strabismus", della dottoressa Eileen E. Birch del Southwestern medical center all'Università del Texas (Usa) dove si prospetta la possibilità di sostituire l'occlusione, deleterea per lo sviluppo della visione binoculare (uso dei due occhi insieme), con una stimolazione attraverso sistemi elettronici come l'iPad. Lo scopo è sempre quello di creare stimoli che non interrompano mai  la visione binoculare. Lo studio è stato eseguito su bambini dai 3 ai 7 anni.

Come dimostrano gli studi (5, 6), sebbene il trattamento con occlusione si traduca in una migliore acuità visiva per il 73%–90% nei bambini ambliopi, il 15%–50% non riesce a raggiungere la normale acuità visiva dopo mesi o anni di trattamento. Si registra spesso anche una regressione una volta interrotta la stimolazione quando eseguita solo sull'occhio ambliope (monocularmente).

Negli ultimi anni, la realtà virtuale è emersa come un nuovo strumento sicuro ed efficace per la neuro-riabilitazione di diverse condizioni dell'infanzia e dell'età adulta. Le terapie basate sulla realtà virtuale possono indurre la riorganizzazione corticale e promuovere l'attivazione di diverse connessioni neuronali in un'ampia gamma di età, portando a miglioramenti contrastati nelle capacità motorie e funzionali (7, 8, 9, 10)


L'uso della realtà virtuale per la riabilitazione visiva nell'ambliopia è stato studiato negli ultimi anni, con la possibilità di utilizzare giochi che combinano apprendimento percettivo e stimolazione dicoptica (16). Questa combinazione di tecnologie consente allo specialista di misurare, trattare e controllare i cambiamenti nella soppressione (annullamento della visione dell'occhio che vede peggio), che è uno dei fattori che portano alle alterazioni corticali nell'ambliopia.

Nel corso del tempo, è stata anche determinata chiaramente una relazione tra la pratica dell'uso di videogiochi e il miglioramento di alcuni tipi di capacità di cognizione visiva (11). Ad esempio, è stato dimostrato che la riproduzione di vidogiochi d'azione è collegata a una migliore visione periferica (12), abilità spaziali superiori (13), una migliore sensibilità al contrasto (14) e un ridotto effetto di affollamento (15), tra gli altri vantaggi.

Quello che possiamo auspicare è che anche nella nostra realtà vengano implementate queste strategie nel trattamento "dell'occhio pigro".

Bibliografia
1) Darwin E: Zoonomia. vol III: 1801; 236--7.
2) Hubel, David H., Torsten N. Wiesel. "Effects of monocular deprivation in kittens." Naunyn-Schmiedebergs Archiv for Experimentelle Pathologie und Pharmakologie 248 (1964): 492–7.
3) Jordan Murray; Palak Gupta; Cody Dulaney; Kiran Garg; Aasef G. Shaikh; Fatema F. Ghasia: Effect of Viewing Conditions on Fixation Eye Movements and Eye Alignment in Amblyopia. Investigative Ophthalmology & Visual Science February 2022, Vol.63, 33.
4) Eileen E. Birch, et al.: Binocular iPad treatment for amblyopia in preschool children. Journal of the american association for pediatric ophthalmology and strabismus J AAPOS. 2015 Feb; 19(1): 6–11.
5) Birch EE, Stager DR., Sr Long-term motor and sensory outcomes after early surgery for infantile esotropia. J AAPOS. 2006;10:409–13.
6) Woodruff G, Hiscox F, Thompson JR, Smith LK. Factors affecting the outcome of children treated for amblyopia. Eye (Lond) 1994;8:627–31.
7) S. Kühn, T. Gleich, R. C. Lorenz, U. Lindenberger, and J. Gallinat, “Playing super mario induces structural brain plasticity: gray matter changes resulting from training with a commercial video game,” Molecular Psychiatry, vol. 19, no. 2, pp. 265–271, 2014.
8) D. Gong, H. He, D. Liu et al., “Enhanced functional connectivity and increased gray matter volume of insula related to action video game playing,” Scientific Reports, vol. 5, no. 1, p. 9763, 2015.
9) D. Bavelier and C. S. Green, “The brain-boosting power of video games,” Scientific American, vol. 315, no. 1, pp. 26–31, 2016.
10) C. P. Barlett, C. A. Anderson, and E. L. Swing, “Video game effects-confirmed, suspected, and speculative,” Simulation & Gaming, vol. 40, no. 3, pp. 377–403, 2009.
11) A. C. Oei and M. D. Patterson, “Enhancing cognition with video games: a multiple game training study,” PLoS One, vol. 8, Article ID e58546, 2013.
12) C. S. Green and D. Bavelier, “Effect of action video games on the spatial distribution of visuospatial attention,” Journal of Experimental Psychology: Human Perception and Performance, vol. 32, no. 6, pp. 1465–1478, 2006.
13) J. Feng, I. Spence, and J. Pratt, “Playing an action video game reduces gender differences in spatial cognition,” Psychological Science, vol. 18, no. 10, pp. 850–855, 2007.
14) R. Li, U. Polat, W. Makous, and D. Bavelier, “Enhancing the contrast sensitivity function through action video game training,” Nature Neuroscience, vol. 12, no. 5, pp. 549–551, 2009.
15) C. S. Green and D. Bavelier, “Action-video-game experience alters the spatial resolution of vision,” Psychological Science, vol. 18, no. 1, pp. 88–94, 2007.
16) María B. Coco-Martin, et al.: The Potential of Virtual Reality for Inducing Neuroplasticity in Children with Amblyopia. Journal of Ophthalmology Volume 2020 |Article ID 7067846

Luca Ieri
Optometry Doctor - State University of Latvia
Esperto in tecniche visuo-posturali

ATTENZIONE: si ricorda che all'interno degli articoli di questo Blog vengono usati termini e concetti semplificati per un pubblico non professionale e a scopo puramente divulgativo. 

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