Il tappare un'occhio nei bambini è una pratica per obbligare al funzionamento l'occhio che rimane aperto quando presenta una capacità visiva ridotta (occhio pigro), in genere a causa di uno strabismo o una grande differenza di visione (differenza refrattiva fra i due occhi).
Di tale tecnica si hanno segnali già a fine del 1800 (1) ma prende una forma organizzata come procedura negli anni '30 con Dobson e Swan (2-3). Nel 1935 Smith (4) sottolinea l'importanza dell'aspetto sensoriale nel trattamento dello strabismo e dell'ambliopia (riduzione visiva o occhio pigro). Nel 1961 lo stesso Smith (5) però sottolinea come ormai l'occlusione occupi una posto secondario nel recupero dell'occhio pigro rispetto alle stimolazioni visive, che oggi potremmo chiamare Pleottica, termine coniato da Bangerter negli anni '50 (6), o Rieducazione Visiva (Visual Training) nei giorni d'oggi.
A fine degli anni 70, quando nasce il concetto di neuroscienze, nel settore oftalmologico si fanno strada altri concetti che riducono di molto i tempi di occlusione di un occhio. Schor e Ciuffreda (7) per esempio nel 1983 indicano che "non solo l'occlusione di occhi molto giovani può portare all'ambliopia (perdita di capacità visiva) dell'occhio "buono" che viene tappato, ma può pregiudicare il futuro sviluppo della visione binoculare (dei due occhi insieme) che poi si traduce anche in una buona capacità di visione stereo.
Di fatto già a fine degli anni '50 Bangerter, con i filtri che poi prenderanno il suo nome, inizierà a ridurre la visione dell'occhio buono (8-9), invece di occluderlo, creando così quella che viene definita penalizzazione (10). In questo caso i due occhi rimangono aperti ma quello che vede meglio riceve una riduzione della visione per poter coninvolgere nuovamente "l'occhio pigro" nel processo visivo senza perdere la collaborazione fra i due. Le tecniche di penalizzazione, sviluppate dai diversi professionisti, sono varie ma il concetto rimane lo stesso: cercare quanto possibile di evitare la separazione nella visione dei due occhi e intengrare a questa correzione un'attività di vera Ginnastica Visiva.
L'occlusione ha senza dubbio un grande vantaggio rispetto alle tecniche di penalizzazione. Se riusciamo a convincere il bambino a non togliersi il tappino non ci sarà modo che cerchi di vedere fuori da questo. Cosa che invece può avvenire con gli occhiali se non studiati bene.
Gli occhiali invece, ormai non più un problema per i piccoli, specialmente quando si adotta la penalizzazione con correzione ottica, rappresentano un buon vantaggio estetico rispetto ad occlusore.
Concludendo possiamo affermare che tutte le ricerche degli ultimi decenni stabiliscono che l'occlusione, sempre se ridotta, può aiutare il recupero ma non rappresenta il fattore principale per la rieducazione dell'occhio
References
1_Javal L.E. (1896) "Manuel der Strabisme", Paris: Masson.
2_ Dobson M. (1935) "Binocular Vision and the Modern Treatment of Squint". London: Rembrandt Photogravure.
3_Swann L. (1931) "The Ocular Muscles and the Treatment of Heterophoria and Heterotropia. London: Hatton Press.
4_Smith W.S. (1935) "A basic technique in Orthoptics, part I-IV". Am.J.Optom. 12:224, 321, 394, 473.
5_Smith W.S. (1961) "Pleoptics: An Orthoptic Procedure". J.Am.Optom.Assoc. 33: 335,-8.
6_Bangerter A. (1953)"Uber Pleoptik". Wien. Klin. Wochrenschr. 65:966-892.
7_Schor C.M. - Ciuffreda K.J. (1983) "Vergence Eye Movements". ed. Butterworths.
8_Bangerter A. (1960) "Die Okklusion in der Pleoptik und Orthoptic". Klin Mbl. Angeuhk. 136, 305-331.
9_Lang J. (1988) "Strabismus" Verducci Editore.
Luca Ieri
Optometry Doctor - State University of Latvia
Esperto in tecniche visuo-posturali
Membro AID (Associazione Italiana Dislessia)
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