sabato 26 novembre 2016

MA L'OCCLUSIONE E' ANCORA LA MIGLIOR SOLUZIONE PER L'OCCHIO PIGRO?









Il tappare un'occhio nei bambini è una pratica per obbligare al funzionamento l'occhio che rimane aperto quando presenta una capacità visiva ridotta (occhio pigro), in genere a causa di uno strabismo o una grande differenza di visione (differenza refrattiva fra i due occhi).
Di tale tecnica si hanno segnali già a fine del 1800 (1) ma prende una forma organizzata come procedura negli anni '30 con Dobson e Swan (2-3). Nel 1935 Smith (4) sottolinea l'importanza dell'aspetto sensoriale nel trattamento dello strabismo e dell'ambliopia (riduzione visiva o occhio pigro). Nel 1961 lo stesso Smith (5) però sottolinea come ormai l'occlusione occupi una posto secondario nel recupero dell'occhio pigro rispetto alle stimolazioni visive, che oggi potremmo chiamare Pleottica, termine coniato da Bangerter negli anni '50 (6), o Rieducazione Visiva (Visual Training) nei giorni d'oggi.










  

A fine degli anni 70, quando nasce il concetto di neuroscienze, nel settore oftalmologico si fanno strada altri concetti che riducono di molto i tempi di occlusione di un occhio. Schor e Ciuffreda (7) per esempio nel 1983 indicano che "non solo l'occlusione di occhi molto giovani può portare all'ambliopia (perdita di capacità visiva) dell'occhio "buono" che viene tappato, ma può pregiudicare il futuro sviluppo della visione binoculare (dei due occhi insieme) che poi si traduce anche in una buona capacità di visione stereo.

Di fatto già a fine degli anni '50 Bangerter, con i filtri che poi prenderanno il suo nome, inizierà a ridurre la visione dell'occhio buono (8-9), invece di occluderlo, creando così quella che viene definita penalizzazione (10). In questo caso i due occhi rimangono aperti ma quello che vede meglio riceve una riduzione della visione per poter coninvolgere nuovamente "l'occhio pigro" nel processo visivo senza perdere la collaborazione fra i due. Le tecniche di penalizzazione, sviluppate dai diversi professionisti, sono varie ma il concetto rimane lo stesso: cercare quanto possibile di evitare la separazione nella visione dei due occhi e intengrare a questa correzione un'attività di vera Ginnastica Visiva.

L'occlusione ha senza dubbio un grande vantaggio rispetto alle tecniche di penalizzazione. Se riusciamo a convincere il bambino a non togliersi il tappino non ci sarà modo che cerchi di vedere fuori da questo. Cosa che invece può avvenire con gli occhiali se non studiati bene.
Gli occhiali invece, ormai non più un problema per i piccoli, specialmente quando si adotta la penalizzazione con correzione ottica, rappresentano un buon vantaggio estetico rispetto ad occlusore. 

Concludendo possiamo affermare che tutte le ricerche degli ultimi decenni stabiliscono che l'occlusione, sempre se ridotta, può aiutare il recupero ma non rappresenta il fattore principale per la rieducazione dell'occhio

References
1_Javal L.E. (1896) "Manuel der Strabisme", Paris: Masson.
2_ Dobson M. (1935) "Binocular Vision and the Modern Treatment of Squint". London: Rembrandt Photogravure.
3_Swann L. (1931) "The Ocular Muscles and the Treatment of Heterophoria and Heterotropia. London: Hatton Press.
4_Smith W.S. (1935) "A basic technique in Orthoptics, part I-IV". Am.J.Optom. 12:224, 321, 394, 473.
5_Smith W.S. (1961) "Pleoptics: An Orthoptic Procedure". J.Am.Optom.Assoc. 33: 335,-8.
6_Bangerter A. (1953)"Uber Pleoptik". Wien. Klin. Wochrenschr. 65:966-892.
7_Schor C.M. - Ciuffreda K.J. (1983) "Vergence Eye Movements". ed. Butterworths.
8_Bangerter A. (1960) "Die Okklusion in der Pleoptik und Orthoptic". Klin Mbl. Angeuhk. 136, 305-331.
9_Lang J. (1988) "Strabismus" Verducci Editore.
   

Luca Ieri
Optometry Doctor - State University of Latvia
Esperto in tecniche visuo-posturali
Membro AID (Associazione Italiana Dislessia)

ATTENZIONE: si ricorda che all'interno degli articoli di questo Blog vengono usati termini e concetti semplificati per un pubblico non professionale e a scopo puramente divulgativo.

giovedì 17 novembre 2016

"LA VISIONE SCRIVE L'EQUAZIONE SPAZIALE CHE INDICA AL CORPO COME MUOVERSI" (cit.)




"Visione e Postura" 13 Gennaio 2016

 c/o C.C0.AL. Srl Via Roma, 34 San Giovanni Valdarno (AR)


Il concetto di postura non si riferisce ad una condizione statica, rigida e prevalentemente strutturale; si identifica, invece, con il concetto più generale di equilibrio, inteso come ottimizzazione del rapporto tra soggetto ed ambiente circostante, cioè quella condizione in cui il soggetto stesso assume una postura od una serie di posture ideali rispetto alla situazione ambientale, in quel determinato momento e per i programmi motori previsti.
Una funzione così importante non può essere affidata ad un solo organo o apparato, ma richiede un intero sistema.

La visione fa la sua parte, 
come ogni elemento che partecipa ad una funzione complessa interagisce con gli altri apparati o organi. 
Per capire quanto la visione possa aiutarci a trovare l'equilibrio, è sufficiente provare a rimanere in piedi chiudendo gli occhi e alzando una gamba....

Il ruolo dell'optometrista è quello di far sì che il sistema visivo partecipi al "lavoro di equipe" in modo coordinato e al massimo delle proprie capacità funzionali; avvalendosi dell'uso di lenti, prismi e programmi di visual training....

...e come i nostri organi sono chiamati a lavorare in "equipe", sarebbe da auspicarsi che le varie figure professionali si coordinassero per un lavoro sempre di più multidisciplinare. 



Laura Cotoneschi
optometrista


Tutte le informazioni sulla pagina FB di C CO Al srl e sul sito www.osteonux.it





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